Link alle vecchie pagine del KKE

I siti web internazionali dell KKE passano gradualmente a nuovo formato pagina. Le versioni precedenti delle pagine aggiornate e i loro contenuti si trovano ai link seguenti:

Intervista a Lefteris Nikolaos-Alavannou, eurodeputato del KKE, sulla guerra imperialista in Ucraina

Domanda: Vorrei che commentasse l'atmosfera politica che si respira in Occidente nei confronti della Russia, la "russofobia", come l'ha definita il giornalista italiano Giulietto Chiesa. Per la prima volta in Europa dalla Seconda guerra mondiale, vediamo persone perseguitate solo sulla base della loro nazionalità e cittadinanza, ministri europei che chiedono l'assassinio di Putin e il rovesciamento del regime russo, si cerca di imporre un clima di neo-maccartismo in tutto il continente. Quanto pensa che i diritti democratici in Occidente e la pace nel mondo siano minacciati da questo clima internazionale?

Risposta: Ogni intervento e guerra imperialista, come quella in corso da 7 mesi in Ucraina, viene "vestita" con narrazioni ideologiche con l’obiettivo di convincere le persone della necessità del coinvolgimento dei loro Paesi. Storicamente abbiamo assistito in molti Paesi ai "grandi ideali", alle "guerre contro il terrorismo", alle "missioni di pace", alle "rivoluzioni colorate", ecc. Il conflitto tra USA-NATO-UE e l'emergente blocco euro-asiatico Russia-Cina, d'altra parte, non potrebbe costituire un'eccezione. Un conflitto che si sta svolgendo in molti luoghi e che ha trasformato il popolo ucraino in un "sacco da boxe".

Il KKE ha respinto e denunciato come inaccettabile e pericolosa la decisione dell'UE e dei suoi governi di vietare i media russi o la promozione della cultura russa, così come qualsiasi divisione sulla base dell'origine etnica, nel tentativo di "isolare" i russi e la Russia. Ci opponiamo anche alle misure analoghe adottate dalle autorità russe, così come al tentativo di demonizzare gli ucraini e l'Ucraina, fino a negare il diritto di esistere come nazione o Paese. Inoltre, ci opponiamo alle misure e alla propaganda anticomunista, all'attacco al leader della Rivoluzione d'Ottobre, V.I. Lenin, portato avanti sia dalla dirigenza politica reazionaria ucraina che dall'attuale dirigenza politica russa.

Questo sviluppo è un colpo ai diritti democratici dei lavoratori nei paesi dell'Occidente, così come in Russia e negli altri paesi coinvolti nel conflitto imperialista, prima di tutto perché riduce il loro diritto all'informazione. Inoltre, cerca di dividere i lavoratori, di aumentare l'isteria nazionalista e, tra le altre cose, trasforma la cultura in uno strumento delle guerre imperialiste.

Il KKE lotta contro il nazionalismo, il razzismo, promuove la lotta comune dei lavoratori, indipendentemente dalla loro origine etnica, contro gli sfruttatori, i monopoli, il capitalismo, per una società senza sfruttamento e guerre imperialiste, per la società del socialismo-comunismo.

D: Avete ripetutamente chiesto la revoca delle sanzioni contro la Russia. Qual è il motivo della richiesta?

R: Per molti anni il nostro e altri popoli hanno pagato sia lo sviluppo capitalista che la crisi capitalista. Ed ora si aggiunge anche il loro “gemello”, la guerra imperialista. Ed ancora non bastano le esorbitanti spese belliche per armare il "sistema di sicurezza" della NATO, che creano nuovi enormi deficit e debiti statali, che il popolo dovrà pagare al centesimo, ma arrivano anche le sanzioni.

Da un lato, le sanzioni sono anche parte della guerra imperialista, che i popoli delle potenze coinvolte nel conflitto sono costretti a pagare. D'altra parte, l'UE, nel perseguire la sua politica di sanzioni, sta promuovendo i propri interessi, la strategia di "transizione verde e digitale" che ha elaborato a beneficio dei suoi monopoli.

Così, ad esempio, i lavoratori del nostro Paese, che pagavano comunque un prezzo elevato per l'energia, in nome degli "sconti" per gli armatori, in nome della "competitività dell'economia", pagheranno di più a causa della messa al bando della lignite, in nome della "transizione verde", che non ha nulla a che fare con la protezione dell'ambiente, ma con l'aumento dei profitti dei capitalisti. Ora i lavoratori pagheranno anche molto di più per l'energia a causa della guerra. Questa è una storia è ben nota ai piccoli agricoltori che hanno pagato il prezzo delle sanzioni del 2014. A parte il maggior costo del carburante, delle forniture agricole e delle materie prime che dovevano affrontare prima della guerra, il danno sarà ancora maggiore se si considera che l'embargo imposto alla Russia dall'UE all'epoca costava a loro circa 160 milioni ogni anno.

Il KKE si oppone alle sanzioni contro la Russia, ne chiede la revoca e invita il governo a non rispettarle, perché aumentano il carico economico sugli strati popolari. Un fardello che non può essere alleggerito dalle misure "tampone" adottate dal governo e dall'UE.

D: Secondo lei, quale dovrebbe essere la posizione della sinistra greca ed europea sulla questione della guerra in Ucraina e della guerra ¨in generale¨ della NATO contro la Russia (come minimo)? Recentemente, due personalità della sinistra cipriota, l'ex SG di AKEL, Andros Kyprianou, e il presidente del partito socialista EDEK, Marinos Sizopoulos, hanno auspicato un cessate il fuoco immediato e simultaneo, l'apertura di negoziati, la revoca delle sanzioni e dell'armamento dell'Ucraina. Siete d'accordo con queste aspirazioni? Potrebbero diventare la base per un'azione unitaria delle forze di sinistra contrarie alla guerra, non solo in Europa, a prescindere dalle differenze su altre questioni? Intendete prendere qualche iniziativa in tal senso?

R: Il KKE, insieme ad altri 41 partiti comunisti e operai di tutto il mondo, ha preso posizione sulle cause e sul carattere della guerra in Ucraina. Abbiamo visto nel recente passato come gli accordi di pace, come quelli di Minsk, che contenevano molta "ambiguità diplomatica", siano naufragati. Abbiamo visto organizzazioni internazionali come l'OSCE, nonostante le loro varie dichiarazioni di "sicurezza" in Europa, non siano state in grado di impedire una nuova guerra, la morte di migliaia di persone e lo sfollamento di milioni di altre. Abbiamo visto fallire i "Consigli NATO-Russia" e i rispettivi "canali" della Russia con l'UE.

La nostra valutazione è che la guerra è condotta per specifici interessi economici e politici della borghesia e sta portando allo spargimento di sangue dei popoli. La guerra nasce dal modo di produzione capitalistico ed è "la continuazione della politica con altri mezzi, violenti". Si combatte per le materie prime, le vie di trasporto delle merci, le basi geopolitiche, la forza lavoro, le quote di mercato. In conclusione, la condanna popolare di massa della guerra deve essere collegata alla soluzione da dare attraverso l'abolizione delle cause della guerra. Oggi l'azione contro la guerra è sempre più legata alla lotta contro il capitalismo.

Il KKE evidenzia questi aspetti ai lavoratori greci e allo stesso tempo si pone alla testa delle mobilitazioni di massa contro la partecipazione del nostro Paese alla guerra. Contro l'invio di forze militari, armi e munizioni per i piani della NATO, di cui la Grecia è membro. Contro l'esistenza e l'utilizzo di strutture militari da parte degli USA e della NATO a Souda, Alexandroupolis, Stefanovikio, Larissa, ecc. Contro l'installazione di armi nucleari statunitensi ad Araxos o in qualsiasi altra zona. Contro l'"alleanza strategica" con gli USA. Per lo sganciamento del nostro Paese non solo dai piani aggressivi della NATO e dell'UE, ma anche da queste stesse unioni imperialiste, cosa che, a nostro avviso, può essere garantita in Grecia dal potere dei lavoratori.

Per questa azione di avanguardia contro la NATO, contro il governo di ND e altre forze politiche, come quella di "sinistra" SYRIZA, che sostengono la guerra imperialista, i comunisti vengono arrestati dalla polizia e trascinati nei tribunali borghesi. Naturalmente, l'azione antimperialista del KKE sia in Grecia che a livello internazionale continuerà, attraverso il coordinamento con altri PC, come dimostra la partecipazione del nostro Partito alle manifestazioni anti-NATO in Turchia e a Madrid in occasione del vertice NATO, o nella recente riunione congiunta ad Atene dei segretari generali di quattro partiti comunisti, il KKE, il Partito Comunista di Turchia, il Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna e il Partito Comunista di Messico, e la loro dichiarazione in merito.

D: Lei ha sostenuto l'opinione che in Ucraina ci sia un conflitto "interimperialista", un'opinione che praticamente equipara la NATO alla Russia. Ma per 30 anni non è stata la Russia a perseguire una politica aggressiva nei confronti dell'Occidente, bensì la NATO. Dato che la Russia ha subito terribili invasioni con la forza, attraverso l'Ucraina e la Bielorussia, non è naturale per Mosca temere e reagire all'espansione della NATO? Perché questo è imperialismo?

R: La sua domanda ribalta l'argomentazione che abbiamo ascoltato negli ultimi 7 mesi dalle principali forze politiche greche, che hanno posto la seguente domanda: "La Russia è quella che ha violato i confini dell'Ucraina, che annette i territori ucraini, è l'aggressore e l'Ucraina è l’aggredito. Dobbiamo stare al fianco di chi si difende, mostrare solidarietà" o, l'altro argomento: "La Russia è una potenza revisionista, come la Turchia di Erdogan. Il nostro nemico è il revisionismo. Se prevarrà, ce lo ritroveremo davanti nell'Egeo e a Cipro dalla Turchia. Come possiamo poi chiedere il sostegno dei nostri alleati se non sosteniamo l'Ucraina ora?".

Ma la verità è che ogni borghesia è aggressiva, prima di tutto nei confronti dei lavoratori del proprio Paese, che opprime e sfrutta, e poi, sulla base del suo potere politico-militare, nei confronti dei popoli di altri Paesi. Non esiste una borghesia "che ama la pace". Il "lupo" non può diventare un "agnello". Gli accordi internazionali e bilaterali si formano sulla base del potere di ciascuna borghesia e vengono rivisti in modo pacifico o bellicoso quando la borghesia ritiene che sia nel suo interesse.

Per quanto riguarda l'imperialismo, non è corretto concepirlo semplicemente come una politica "aggressiva", ma come lo stadio in cui si trova oggi il capitalismo, cioè il capitalismo monopolistico. La Russia è un Paese con monopoli molto forti: è al 5° posto al mondo per numero di miliardari, all'11° posto per quota nominale del PIL mondiale e al 6° posto per quota reale del PIL mondiale, oltre che per produzione industriale nel mondo. Ha un enorme potere energetico e lo sta sfruttando nel contesto della contrapposizione intercapitalista. Ha la possibilità di promuovere la propria politica estera esercitando il proprio potere di veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Il KKE non equipara le potenze imperialiste. Dopotutto, ognuno di loro ha un proprio posto nel feroce antagonismo che si sta combattendo. Gli Stati Uniti sono oggi la più forte potenza imperialista del pianeta, ma questo primato nel sistema capitalistico mondiale è oggi messo in discussione dalla Cina, la più forte potenza economica del capitalismo moderno, che sta anche sviluppando rapidamente la sua potenza militare e sta costruendo relazioni di alleanza con la Russia capitalista, la seconda potenza militare del mondo e l'unico Paese capitalista che oggi può minacciare con la distruzione nucleare la più forte potenza imperialista del pianeta, gli USA. Stiamo quindi parlando di uno scontro tra potenze nel mondo imperialista moderno, uno scontro ¨tra banditi¨ in cui i popoli non devono scegliere da che parte stare. Il lato giusto della storia sta nella lotta dei popoli contro i monopoli, contro il capitalismo, per l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

D: Gli ucraini hanno certamente, come tutti i popoli del mondo, il diritto all'autodeterminazione. Ma l'esercizio di questo diritto non dovrebbe essere esercitato da leader che siano in qualche modo rappresentativi dei popoli e che non mettano in pericolo la sicurezza di altri popoli? Se gli ucraini hanno il diritto all'autodeterminazione, perché i russi, una solida maggioranza in Crimea e Donbas, regioni storicamente russe, non ce l'hanno?

R: Infatti, chi può trovare una "bilancia" per pesare la rappresentatività dei regimi borghesi? Ad esempio, l'attuale regime reazionario in Ucraina deriva dal rovesciamento del governo di Yanukovych nel 2014, mentre l'attuale regime in Russia deriva dalle azioni golpiste di Eltsin nel 1993, quando i carri armati bombardarono il parlamento russo. Entrambi sono nati dalla dissoluzione dell'URSS, simile a un colpo di Stato, e dal rovesciamento del socialismo, contro la volontà della maggioranza dei popoli dell'URSS, espressa nel relativo referendum. Di conseguenza, oggi, due popoli che hanno vissuto e prosperato insieme per 70 anni, durante gli anni del socialismo, oggi, sotto la guida della borghesia, si stanno uccidendo a vicenda.

Per quanto riguarda la questione dell'autodeterminazione, dobbiamo constatare che oggi questa è stata resa molto “elastica” dai governi borghesi. Viene persino sfruttata per giustificare l'adesione di Paesi come la Macedonia del Nord o l'Ucraina alle organizzazioni imperialiste della NATO e dell'UE.

I comunisti devono affrontare questo problema, come fece 100 anni fa il leader della Rivoluzione d'Ottobre, Lenin, quando osservò, tra le altre cose, che: "Le singole rivendicazioni della

democrazia, compresa l’autodecisione, non sono un assoluto, ma una particella del complesso del movimento democratico (oggi: del complesso del movimento socialista mondiale)"[1]. In altre parole, Lenin ci invitava a vedere l'autodeterminazione in un'unità dialettica con il rovesciamento del potere della borghesia.

Il KKE oggi vede la questione in modo simile: Difende i diritti delle minoranze nazionali e religiose e confuta i nazionalismi che si sviluppano da più parti; difende i confini, l'integrità territoriale dei Paesi, gli accordi che li definiscono; propone la lotta comune dei lavoratori contro l'avversario comune: il capitalismo, le classi borghesi e i loro interessi.

I territori che voi chiamate "regioni storicamente russe" dopo la dissoluzione dello Stato unico, l'URSS, sono stati incorporati nello Stato borghese dell'Ucraina, cosa che non è stata contestata né allora né in seguito dalla leadership russa, né è stato richiesto un referendum in quelle regioni su quale Stato la popolazione volesse unirsi.

Saprete, naturalmente, che il popolo greco e cipriota ha un'amara esperienza passata e presente dei pretesti che sono stati sfruttati nel tempo dalla borghesia turca e dai suoi rappresentanti politici per l'invasione e l'occupazione del 40% di Cipro, la messa in discussione della sovranità delle isole greche, dei diritti sovrani della Grecia e di Cipro, i "giochi" di sfruttamento in piani pericolosi della minoranza musulmana della Tracia occidentale.

Quindi, a prescindere dai pretesti che la borghesia può usare, i lavoratori non hanno alcun interesse nei piani dei capitalisti, nei cambiamenti di frontiera che vengono effettuati con spargimenti di sangue, come ora in Ucraina che aumentano gli odi nazionalisti e ostacolano la necessaria azione comune dei popoli. Mettere in pratica lo slogan "Proletari di tutti i paesi, unitevi!", per porre fine alla barbarie capitalista.

[1] V. I. Lenin. "Risultati della discussione sull’autodecisione", Opere complete, vol. 22, p. 339.

L'intervista è stata rilasciata al giornalista Dimitris Konstantakopoulos e pubblicata sul sito web "kosmodromio".

01/09/2022

Traduzione da Resistenze.org

 

01.09.2022