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Dichiarazione - appello del Comitato Centrale del Partito Comunista di grecia
1. Il Comitato Centrale del KKE si è riunito lunedì 7 settembre 2020 e ha esaminato i compiti e le azioni del Partito e della KNE nelle attuali circostanze complesse e difficili per il popolo, determinate dall'evolversi degli sviluppi internazionali e nazionali. Tali sviluppi sono caratterizzati da:
L'ulteriore escalation dei conflitti inter-imperialisti nel Mediterraneo orientale, tra cui le contraddizioni delle classi borghesi di Grecia e Turchia e l'escalation dell'aggressione turca.
Lo scoppio e la diffusione della pandemia nel nostro Paese e a livello interazionale, la situazione tragica del sistema sanitario pubblico, le conseguenze della pandemia sulla vita e sui diritti della classe operaia e dei ceti popolari per effetto di politiche e provvedimenti antipopolari.
Lo scoppio, l'evoluzione e l'approfondirsi della crisi economica, la cui causa essenziale non è la pandemia, come affermano i governi borghesi e le organizzazioni internazionali. Gravi problemi di sovra-accumulazione di capitali erano già presenti nell'economia capitalista mondiale, e hanno inevitabilmente condotto a una nuova crisi che è stata accelerata dalla pandemia.
L'inasprirsi dell'autoritarismo, della repressione e dell'anticomunismo, recentemente manifestatosi nell'approvazione da parte del governo di ND della nuova legge che limita e vieta le manifestazioni.
Gli elementi sopra elencati, sebbene relativamente separati, non sono indipendenti l'uno dall'altro, né coincidono tra loro, come vorrebbero farci credere il governo e gli altri partiti borghesi, che rivaleggiano nel presentarsi come i migliori possibili gestori della medesima strategia antipopolare.
Questi elementi si alimentano a vicenda, poiché sono in realtà espressioni di una stessa linea politica borghese. Al centro di tale linea politica vi sono la salvaguardia della redditività del capitale a ogni livello, lo svolgimento della funzione capitalista e in particolare la difesa della competitività dell'economia capitalista. Di conseguenza, tali elementi contrastano nettamente con i bisogni dei lavoratori e dei popoli. Non è un caso che perfino la cura per la pandemia, cioè il vaccino, sia oggetto di varie rivalità inter-imperialiste. Dopotutto, queste sono le contraddizioni del sistema capitalista in sé.
Da un lato, questa linea politica intensifica l'attacco ai diritti dei lavoratori e del popolo, invocando la «situazione straordinaria», mentre dall'altro imprigiona il popolo nei conflitti tra gli Stati imperialisti e le loro alleanze, impegnati a contendersi i maggiori vantaggi nella fase attuale. Questi conflitti, che riguardano sia i negoziati per nuovi pacchetti di aiuti finanziari per i gruppi aziendali, sia il controllo delle fonti di ricchezza e delle filiere energetiche, sono destinati a essere pagati dai popoli con ulteriore sfruttamento, miseria, disoccupazione e perfino con il loro stesso sangue, nell'eventualità di conflitti militari.
In tali circostanze, il Comitato Centrale del KKE si rivolge alla classe operaia, ai lavoratori autonomi poveri e agli agricoltori, ai giovani e alle donne delle forze popolari, ai pensionati, ai progressisti, agli scienziati e agli artisti, esortandoli a unire le loro forze con il KKE in uno spirito militante, allo scopo di:
Difendere la vita e la salute del popolo.
Difendere i diritti dei lavoratori e del popolo, e abolire i provvedimenti antisindacali dei decreti legislativi, in modo tale che nessun lavoratore rimanga privo di un salario decente.
Difendere le libertà popolari dalla repressione e dai divieti dello Stato e dalle intimidazioni dei datori di lavoro.
Intensificare la lotta contro le guerre imperialiste e contro la partecipazione del nostro Paese ai piani USA-NATO-UE. No a qualunque modifica dei trattati internazionali, no a qualunque mercanteggiamento per lo sfruttamento congiunto dell'Egeo sotto «supervisione UE-NATO». I confini, la sovranità, l'integrità territoriale del Paese non possono essere garantiti dagli USA, dalla NATO, dall'UE, dal mercanteggiamento e dagli accordi tra le classi borghesi e i governi.
2. Sui conflitti nel Mediterraneo orientale, le contraddizioni delle classi borghesi di Grecia e Turchia e l'escalation dell'aggressione turca.
Siamo di fronte a sviluppi estremamente pericolosi nella regione del Mediterraneo orientale, dell'Egeo e di Cipro. Tali sviluppi sono determinati dagli USA, dalla NATO e dall'UE, dalla loro competizione con la Cina e la Russia per il controllo dei porti e delle risorse naturali da parte dei colossi energetici e dal coinvolgimento delle classi borghesi della regione in cerca di vantaggi geo-strategici. Anche le conseguenze della pandemia influiscono su questi rapporti di forza globali. Questo è il contesto in cui si stanno sviluppando oggi le contraddizioni delle classi borghesi di Grecia e Turchia e l'escalation dell'aggressione turca, che mette in discussione i confini e i trattati internazionali. In realtà, il profondo coinvolgimento della Grecia nei piani imperialisti di USA, NATO e di alcune forze dell'UE, come la Francia, scelte dalla borghesia greca, costituisce un elemento che rende ancor più complicata e rischiosa la situazione delle relazioni greco-turche.
Il solo fatto che le flotte dei due Paesi siano schierate ormai da un mese in posizione di combattimento nel Mediterraneo orientale è sufficiente a evidenziare i grandi rischi per i popoli, ma anche a smentire il compiacimento sistematicamente alimentato da tutti i governi di ND, PASOK e SYRIZA secondo i quali la Grecia, divenendo «protagonista» dei piani della NATO, avrebbe avuto modo di tutelare la sua sovranità. Oggi tale posizione, sulla base della quale costoro hanno riempito la Grecia di basi USA-NATO, hanno spedito missioni militari all'estero e hanno speso 4 miliardi di euro all'anno per la NATO, appare completamente fallimentare. Nondimeno è imminente un nuovo acquisto di armamenti, che ancora una volta verranno pagati dal popolo greco e non verranno utilizzati per la difesa del Paese, come dimostra la decisione di utilizzare uno squadrone di «Patriot» delle Forze Armate greche in Arabia Saudita, al servizio dei piani di aggressione degli Stati Uniti contro i popoli locali.
La posizione di queste forze - alleate della borghesia greca, malgrado le loro occasionali dichiarazioni di «simpatia», non può nascondere il fatto che essa viene imposta dalla volontà di rafforzare le loro posizioni nella regione contro la Russia e la Cina, di mantenere la coesione della NATO attualmente soggetta a duri colpi e di promuovere progressivamente la Turchia alla posizione di partner nello sfruttamento dell'Egeo e del Mediterraneo orientale.
Gli accordi sottoscritti dal governo di ND con l'Italia e l'Egitto riguardo alla delimitazione delle zone economiche marittime rientrano in questo progetto di co-gestione e nei compromessi ancor più ad ampio raggio destinati a essere raggiunti con la Turchia.
Vari settori della borghesia sollevano sistematicamente l'argomento secondo cui in questo modo sarà possibile evitare uno scontro militare. Si tratta di un'affermazione falsa e fuorviante, che nasconde le responsabilità della politica estera borghese, che generalmente è al servizio dei monopoli interni ed esteri, e al tempo stesso cerca di camuffare le pesanti responsabilità dei governi di ieri e di oggi (gli accordi di Helsinki e di Madrid sulle basi militari eccetera) e la loro complicità nel condurci alla situazione attuale. Essa cerca di trarre vantaggio dalla chiara volontà del popolo greco di vivere in pace e in amicizia con gli altri popoli. Questa linea della borghesia apre la strada a nuove concessioni in termini di sovranità, a scapito del popolo.
Tal accordi non possono che preludere a una nuova ondata di conflitti militari, che metteranno in pericolo il popolo greco e i popoli vicini.
Si tratta infatti di semplici accordi temporanei tra le classi borghesi, le alleanze imperialiste e i colossi energetici, impegnati a prepararsi a una nuova fase di competizione e di guerra. Dopotutto, gli accordi imperialisti si modificano in funzione dei riallineamenti di forze e di interessi, di fronte all'intensificarsi della competizione.
SYRIZA e KINAL, malgrado alcune differenze dovute principalmente alle esigenze di opposizione al governo, appoggiano la politica governativa e gli accordi sottoscritti da ND. Si sono perfino impegnati a rispettarli. Varie forze opportuniste, con le loro posizioni, portano acqua al mulino dello sfruttamento congiunto promosso dalla borghesia greca, in collaborazione con gli USA e l'UE. Alcune di esse arrivano al punto di negare l'esistenza dei diritti di sovranità o di separarli completamente dall'integrità territoriale. In pratica costoro fanno il gioco delle centrali imperialiste e della borghesia greca, la cui aggressione può coesistere con concessioni fatte allo scopo di conseguire altri vantaggi. Lasciano alla borghesia la libertà di presentare sistematicamente i propri interessi di classe come «interessi nazionali», intrappolando il popolo sotto la sua bandiera e accettandone a un tempo i rigurgiti nazionalisti e il mercanteggiamento e i compromessi dell'imperialismo.
Dopotutto, la borghesia greca contribuisce alla guerra imperialista anche attraverso la sua posizione vero l'inasprimento delle contraddizioni, gli interventi e le pressioni multilaterali, con le conseguenti modifiche dei confini - tutti problemi che colpiscono i popoli. Lo Stato borghese greco, così come tutti i governi al servizio della borghesia, affermano di svolgere un ruolo essenziale nello sfruttamento delle risorse della regione, ordendo piani pericolosi per i popoli, in quanto sostengono attivamente la proliferazione delle basi USA-NATO in Grecia, la piena integrazione delle forze armate greche nei piani imperialisti - il che conduce a guerre, modifiche di confini, frammentazione e annessioni, oltre a creare il problema dei profughi e dei migranti eccetera.
La Grecia è pienamente allineata alla strategia della NATO, che aspira ad accerchiare la Russia e a rafforzarsi nel Mar Nero e nel Baltico; ha accettato la dottrina dell'«attacco nucleare preventivo» e i piani per un'ulteriore espansione della NATO nei Balcani, in primo luogo l'accordo di Prespa. Nel contesto della NATO, la Grecia assume volontariamente il ruolo di «canale» verso gli avversari della NATO, per esempio la Russia, e di «cardine» dei Balcani. Si è trasformata in una base di lancio per gli USA, ancor più che in passato. I governi di ND, in collaborazione con quelli di PASOK e SYRIZA, sono complici di questa pericolosa trasformazione della Grecia in bersaglio dei conflitti imperialisti.
Il nostro popolo deve respingere tutti questi ricatti; non deve accettare alcuna concessione dei suoi diritti sovrani. Difendere la sovranità, l'integrità territoriale e i confini nell'ottica degli interessi popolari - non si tratta di espressioni vuote. Esse assumono un significato reale soltanto se accompagnate dalla lotta:
- Per lo sganciamento del nostro Paese dai pericolosi piani di NATO, USA e UE.
- Per la chiusura delle basi militari straniere in Grecia.
- Per l'uscita da queste organizzazioni e per la conquista del potere da parte del popolo, padrone della ricchezza che produce.
Questa è l'unica via in grado di offrire benefici agli operai, agli agricoltori, ai lavoratori autonomi poveri, agli artigiani, ai commercianti, agli scienziati, agli uomini e alle donne, ai giovani e ai pensionati greci - invece che ai monopoli, al cosmopolitismo del grande capitale e alle loro varie espressioni politiche.
Se i popoli della regione imboccheranno una strada indipendente, troveranno il modo di risolvere ogni divergenza. Non intendiamo sostenere che non verranno sottoscritti accordi, che non vi sarà un dialogo, che non vi saranno compromessi reciproci nell'ambito di questo processo, bensì che essi andranno a vantaggio dei popoli stessi e dei loro reciproci interessi. Siamo fermamente contrari agli accordi di redditività tra i gruppi monopolistici, accordi che rappresentano gli interessi delle classi borghesi e non dei popoli, e che sono stati ereditati o si sono sviluppati in un contesto di competizione tra gli Stati capitalisti confinanti.
3. Sulla difesa della vita e della salute del popolo dalla pandemia e dalla politica dello Stato.
La ripresa della pandemia in Grecia porta il sigillo della politica governativa, che ha scommesso la salute del popolo nell'interesse della grande impresa, specie nei settori del turismo e dei trasporti, e non si è attenuta in modo rigoroso ai protocolli sanitari e alle misure di protezione. Dopotutto, sin dai suoi esordi, la gestione della pandemia ha mirato anzitutto non a difendere la salute del popolo, come ha affermato il governo nella sua ipocrisia, ma a evitare il collasso di una sanità pubblica già in crisi - crisi la cui responsabilità è da ascrivere all'attuale governo e a tutti i suoi predecessori. Il criterio impiegato è stato quello di controllare quanto più possibile le conseguenze della pandemia sull'economia, specie durante la stagione turistica, per evitare una crisi di stabilità del governo causata da un'esplosione incontrollata della pandemia, come è avvenuto in altri Paesi UE e negli Stati Uniti. Il criterio, dunque, è stato il funzionamento corretto del capitalismo. In realtà, le difficoltà che il sistema internazionale sta incontrando nel fronteggiare la pandemia, con i milioni di morti da essa causati, dimostrano che il problema è più profondo e interamente dovuto alla barbarie di un sistema che considera la salute alla stregua di una merce.
Da un lato, il governo ha ridotto al minimo tutte le precauzioni che avrebbero potuto scoraggiare i turisti e i clienti, causando così un sovraffollamento sui mezzi di trasporto, e ha preso provvedimenti insufficienti nei riguardi degli anziani e delle strutture di accoglienza dei profughi e dei migranti, accrescendo il rischio di contagi di massa da COVID-19. Dall'altro, ha preteso di dare lezioni al popolo riguardo al rispetto delle misure di prevenzione, adattando all'occorrenza alcuni dati scientifici. Al tempo stesso, le grandi imprese tengono nascosti i casi di coronavirus nei luoghi di lavoro, pretendendo però che si presentino al lavoro anche i lavoratori che dovrebbero rimanere in quarantena.
L'aumento dei casi e il lassismo apertamente stimolato rispecchiano l'irresponsabilità del governo, i ripensamenti e le contraddizioni che caratterizzano le misure di protezione, e in primo luogo l'asservimento della sanità pubblica ai profitti della grande impresa.
Le preoccupazioni aumentano ulteriormente in vista del nuovo anno scolastico, che si apre con enormi carenze di insegnanti e infrastrutture, diretta conseguenza della politica di tutti i governi succedutisi sinora. Queste carenze causano situazioni di sovraffollamento nelle scuole.
Ciò che più conta, il governo non ha sfruttato il tempo guadagnato attraverso i sacrifici della gente per rafforzare la sanità pubblica in vista della prevista seconda ondata pandemica durante l'inverno e del rischio di dover fare fronte a emergenze dovute ad altre malattie gravi (per esempio gli interventi chirurgici già in programma che sono stati rimandati durante la prima ondata della pandemia e il lock-down).
I posti-letto e i reparti di terapia intensiva, di cui il governo strombazza il limitato aumento, non sono sufficienti nemmeno a fare fronte alle necessità attuali, per non parlare delle conseguenze della pandemia. In condizioni «normali», la coda per un posto-letto in terapia intensiva tocca i 50 pazienti al giorno, mentre in inverno, con il diffondersi dell'influenza, supera i 100 pazienti.
Chiediamo immediatamente:
- Assunzioni di massa di medici e infermieri permanenti nei reparti di pronto soccorso e negli ospedali. No a qualsiasi licenziamento; impiego a tempo indeterminato per tutto il personale a contratto e ausiliario.
- Test ripetuti e di massa per i lavoratori della sanità e del welfare, dei trasporti, della ristorazione, del turismo, del commercio e dei grandi luoghi di lavoro (fabbriche eccetera).
- La riapertura di tutti i reparti sanitari e delle strutture di accoglienza per i disabili e per i malati cronici che sono stati chiusi negli anni precedenti, con personale al completo e infrastrutture operative adeguate.
- Un piano di requisizione di tutte le strutture e i servizi della sanità privata, da mettere in atto a seconda delle esigenze (per esempio per i test diagnostici molecolari).
- Misure atte a proteggere i lavoratori nei luoghi di lavoro con tutti gli strumenti necessari a tutelarne la salute e la sicurezza.
- La distribuzione gratuita del vaccino antinfluenzale e del vaccino contro la polmonite da pneumococco.
- L'assunzione urgente di personale permanente nel settore dei trasporti, allo scopo di aumentare le corse e ridurre l'affollamento, e simultanea riduzione dei posti su navi e aerei accompagnata dalla riduzione del prezzo del biglietto.
- Una netta riduzione del numero degli studenti per classe, in modo tale che nessuna aula ospiti più di 15 studenti.
- La creazione di una rete di pronto soccorso anche specificamente applicata alle scuole, con la presenza di infermieri nelle sedi scolastiche e la costante presenza di medici nei gruppi di scuole o nelle scuole affollate.
- Fondi straordinari tratti dal bilancio statale per la messa in ruolo di massa di insegnanti e altri lavoratori, per il miglioramento delle infrastrutture e delle attrezzature, per la pulizia e il controllo dell'implementazione delle misure igieniche e dei dispositivi di protezione individuale eccetera nelle strutture scolastiche di ogni grado, compresa la scuola dell'infanzia.
4. Sulla difesa dei diritti dei lavoratori e del popolo nel contesto della nuova crisi economica capitalista.
La pandemia ha agito da catalizzatore per lo scoppio di una nuova e profonda crisi del capitalismo a livello mondiale, i cui segnali erano già visibili in precedenza. La crisi trae origine dalla «normalità» delle contraddizioni del sistema capitalista, e nessuna miscela di provvedimenti può impedirne l'esplosione.
L'adozione di una linea espansionista-keynesiana da parte dell'UE e degli Stati capitalisti - cioè maggiore intervento statale, con lo stanziamento di fondi per i gruppi aziendali e altre misure analoghe necessarie per la ripresa economica del capitalismo - non è destinata a stimolare una crescita dinamica, nemmeno ai livelli raggiunti in passato, in quanto anche la precedente ripresa del capitalismo era debole e non ha ripristinato i livelli pre-crisi. Il problema essenziale del capitalismo - recuperare i tassi di crescita precedenti e gestire la sovra-accumulazione del capitale, il debito eccetera - rimane presente, ed è divenuto più acuto.
Per di più, i lavoratori non trarranno beneficio da questa crescita, mentre al tempo stesso prosegue il feroce attacco ai diritti e ai salari dei lavoratori e del popolo. Un maggiore intervento statale, dopotutto, non fa che gravare ulteriormente sul popolo, sebbene in maniera diversa. Sarà il popolo a pagare i nuovi prestiti governativi, togliendo il fardello dalle spalle dei gruppi aziendali privati in perdita.
Per questo tale politica non rappresenta una svolta a favore del popolo, come proclamano in particolare le forze socialdemocratiche come SYRIZA, che accusa ND di «non essere in grado di mettere in atto una politica del genere perché non ha fiducia in essa». In realtà, i partiti borghesi, al di là delle loro differenze, hanno la capacità di adattarsi alle esigenze e alle priorità del sistema capitalista. Dopotutto, SYRIZA ha fatto lo stesso quando era al governo, adottando politiche a cui si era opposta a parole in precedenza. Ciò dimostra inoltre che lo lo Stato borghese non soltanto non è affatto «al disopra delle classi», ma interviene in funzione dell'obiettivo di salvare il sistema capitalista.
Il denaro che viene stanziato per sostenere il capitale attraverso sussidi statali, liberando gli imprenditori dai debiti e dalle perdite, verrà reperito dissanguando i lavoratori e i settori popolari attraverso una pesante tassazione.
La situazione creatasi nei luoghi di lavoro con il pretesto della pandemia è esplosiva e non può essere risolta con le briciole dei sussidi, come il programma SYN-Ergasia da cui ancora una volta trae profitto la grande impresa attraverso i sussidi per i salari. La disoccupazione, gli esuberi, il lavoro part-time, la rapida espansione delle forme di lavoro flessibile, i permessi speciali, l'estensione del telelavoro, l'aumento delle ore di lavoro non pagate, gli straordinari non pagati nel caso di quarantena preventiva dei dipendenti, la riduzione dei salari, i debiti delle famiglie, dei lavoratori autonomi e degli agricoltori piccoli e medi - tutto ciò è schizzato alle stelle. Queste misure, introdotte dai vari decreti legislativi del governo, rimarranno in vigore sino a quando il movimento sindacale e popolare non le abrogherà. Dopotutto, è esattamente ciò che è successo con la «legislazione straordinaria temporanea» introdotta dai memorandum, che è stata resa permanente da tutti i governi.
Dobbiamo rafforzare la lotta sindacale e popolare:
- Abolizione immediata dei provvedimenti antisindacali e antipopolari dei decreti legislativi.
- Garanzia di un reddito sufficiente a fare fronte alle acute necessità di tutti i lavoratori e i disoccupati.
- No a qualsiasi sfratto dall'abitazione principale; no al taglio dell'acqua, dell'elettricità e del telefono causato dall'indebitamento delle famiglie povere.
- Riduzione dell'orario di lavoro senza riduzione del salario. Abolizione di tutte le forme di lavoro flessibile.
- Assicurazione sociale obbligatoria per tutti, con riduzione o abolizione dei contributi versati dai lavoratori, che dovranno essere pagati dallo Stato e dai datori di lavoro. Sanità esclusivamente pubblica e gratuita - welfare per tutti.
- Sostegno immediato ai lavoratori autonomi con la fissazione della soglia di esenzione fiscale a 12.000 euro e la parziale cancellazione dei debiti con le banche e con lo Stato.
- Fissazione di prezzi minimi garantiti per i prodotti agricoli.
5. Sulla difesa dei diritti e delle libertà del popolo e del sindacato.
Recentemente, il governo di ND ha rafforzato il suo arsenale legale per l'intensificazione della repressione delle lotte popolari, confermando che le politiche economiche antipopolari vanno a braccetto con la repressione e l'autoritarismo statale. La legge sulla limitazione delle manifestazioni, insieme alle misure ispirate dall'UE contro la cosiddetta «radicalizzazione», completano il quadro istituzionale costruito da tutti i governi precedenti, che limita il diritto di sciopero, le mobilitazioni contro gli sfratti eccetera.
Al tempo stesso, il governo e i suoi vari strumenti di propaganda intensificano la campagna anticomunista e l'attacco al KKE, come è avvenuto soprattutto in occasione della decisione del governo di inviare un suo rappresentante all'evento organizzato dall'Unione degli Ufficiali a Riposo a Grammos e con l'imposizione di una multa al partito.
La lotta contro la repressione statale, le intimidazioni da parte dei datori di lavoro e l'autoritarismo, contro l'attacco ai diritti popolari e sindacali, nonché ai diritti dei profughi e dei migranti deve essere al primo posto della lotta del movimento sindacale di classe e dell'Alleanza Sociale, a cominciare dal luogo di lavoro. Ogni lavoratore, progressista, scienziato, artista, avvocato eccetera può e deve dare il suo contributo a questa lotta. Il processo ad Alba Dorata, che sta per concludersi, costituisce un fronte di particolare importanza.
La difesa dei diritti popolari e sindacali sarà basata sulla disobbedienza organizzata del movimento di classe, con lo scopo di abolire all'atto pratico le leggi reazionarie. In primo luogo, tuttavia, questa lotta rafforzerà l'orientamento generale anticapitalista e antimonopolista della lotta, per lo smascheramento della natura di classe dello Stato borghese, contro le percezioni che separano la repressione dal carattere capitalista e sfruttatore dello Stato borghese, e rafforzano così i due falsi poli del progressismo e del conservatorismo, alimentando illusioni relative alla gestione da parte di un futuro governo socialdemocratico.
La legge che limita il diritto di sciopero, promulgata dal governo SYRIZA e integrata da ND, e la legge che vieta e limita le manifestazioni, promulgata dal governo ND, devono essere immediatamente abrogate.
6. Sulla base di questi sviluppi, vi è l'urgente necessità che le organizzazioni del Partito, la KNE, gli amici e i sostenitori del Partito lottino per organizzare il contrattacco dei lavoratori e del popolo. Non c'è tempo da perdere, men che meno ora che gli sviluppi possono manifestarsi in modo rapido e imprevedibile. Il KKE, la KNE e il movimento sindacale di classe hanno dimostrato di essere in grado di condurre questa lotta rispettando nel contempo le necessarie misure di protezione della popolazione in una situazione di pandemia quale quella attuale.
Le nuove misure che il governo si prepara ad annunciare a Salonicco non andranno a beneficio del popolo. Traggono origine dalle proposte formulate dalla «Commissione Pissarides» nonché dallo stesso Fondo Europeo.
Dobbiamo organizzare questa lotta costruendo un fronte contro le posizioni e le percezioni che vengono metodicamente alimentate dal governo, dagli altri partiti borghesi e dai vari strumenti del sistema, che rafforzano il conservatorismo, la paura, la passività e sono destinate a causare, in un modo o nell'altro, la dispersione delle forze dei lavoratori e del popolo.
Un esempio di tali posizioni è quella che attribuisce esclusivamente al popolo e alle lotte popolari la diffusione della pandemia e le sue conseguenze, facendo appello a un falso senso di responsabilità individuale, e al tempo stesso sollevando lo Stato e il governo dalle loro responsabilità riguardo alle necessarie misure atte a proteggere la vita, la salute e il reddito del popolo. In questo contesto si fa ricorso a varie teorie cospirative, nonché a spiegazioni irrazionali e metafisiche riguardo all'origine e all'evoluzione della pandemia.
La principale, tuttavia, è la posizione che esorta all'unità e alla cooperazione nazionale per fronteggiare queste difficoltà senza precedenti, che viene sistematicamente promossa tanto da ND quanto da SYRIZA (in nome di un'opposizione «responsabile» e innocua), da KYNAL e dagli altri partiti. Questa posizione invita sostanzialmente il popolo a lasciar cadere le richieste legate alle sue necessità, a piegarsi agli obiettivi della borghesia, presentati come «nazionali», e nella «migliore» delle ipotesi a eleggere di volta in volta gli individui incaricati di applicare la stessa, pericolosa strategia antipopolare. Questi sviluppi hanno messo in luce una volta di più il fallimento del cosiddetto modello dell'«apertura all'esterno» sbandierato da tutti i governi, che hanno dichiarato il turismo «motore» dell'economia indebolendo al tempo stesso le potenzialità produttive del Paese.
In realtà, questa situazione difficile e complessa mette ancor più in evidenza le insolubili contraddizioni di classe che esistono in seno alla società, e dimostra che non esistono e non possono esistere interessi comuni tra il capitale da un lato e la classe operaia e il popolo dall'altro. Per superare la crisi economica e fare fronte a una nuova fase di competizione ancor più aspra sarà necessario schiacciare i diritti dei lavoratori e del popolo, ma anche scatenare una nuova fase di guerre. L'evoluzione stessa e la gestione della pandemia, che si è concentrata sulla redditività dei gruppi monopolistici e sulla stabilità fiscale dello Stato borghese, ha messo ancora una volta in luce la barbarie e il marciume del sistema capitalista. Per questo lo Stato borghese, specie in circostanze come quelle attuali, intensifica i suoi interventi ideologici e politici, ricorrendo a più metodi e strumenti quali la manipolazione e la repressione.
Questi stessi sviluppi (l'acuirsi della competizione imperialista e i rischi di conflitti militari, la pandemia e la gestione della crisi economica) portano alla ribalta quella che è l'unica via d'uscita reale dal punto di vista degli interessi dei lavoratori e del popolo.
Dobbiamo spezzare il circolo vizioso delle contraddizioni di un sistema incapace di rispondere ai diritti e ai bisogni essenziali della grande maggioranza della popolazione, in un periodo in cui l'aumento della produttività e gli sviluppi tecnologici e scientifici creano le condizioni per miglioramenti radicali e per la soluzione dei problemi sociali. Appare più evidente che mai che l'organizzazione della società basata in funzione del profitto capitalista e la concentrazione del potere nelle mani di una minoranza sociale - i rappresentanti dei gruppi monopolistici - costituiscono un ostacolo al progresso e alla prosperità della società. Prove sempre più numerose evidenziano la necessità del socialismo-comunismo, cioè del potere operaio, per l'instaurazione della proprietà sociale, la pianificazione centralizzata e scientifica dell'economia, per un sempre più ampio soddisfacimento di tutti i bisogni sociali.
Il KKE è il solo partito che non soltanto inserisce questa via d'uscita nel proprio programma, ma non separa questo percorso dalle lotte contro i problemi dei lavoratori e del popolo e dalle condizioni per la loro soluzione. È inoltre il solo partito che dedica tutte le sue forze a fare sì che il nostro popolo e i lavoratori acquistino fiducia nella loro possibilità e capacità di influire sugli eventi, di imprimervi il loro marchio, di imboccare questa via d'uscita. I militanti e i dirigenti del KKE lottano per questo obiettivo ovunque si trovino, sono alla testa dell'organizzazione delle lotte dei lavoratori e del popolo contro tutti i loro problemi, combattono la lotta ideologico-politica contro le false percezioni, le distorsioni e i pregiudizi che presentano l'attuale sistema come eterno nonostante il suo marciume e promuovono quale unica presunta via d'uscita la crescente subordinazione dei bisogni e dei diritti del popolo ai limiti imposti dal sistema capitalista, con i suoi interventi di «modernizzazione» e «ristrutturazione». Militanti e dirigenti utilizzano i vari fronti di lotta per dimostrare la possibilità di un'altra via di sviluppo, il socialismo, e per dimostrare che tale possibilità esiste oggi in Grecia.
Questo è il modo in cui i comunisti combattono la battaglia atta a impedire che la lotta quotidiana si lasci imbrigliare dalle diverse varianti dei governi borghesi e dai limiti imposti dalle organizzazioni imperialiste internazionali (UE, NATO, FMI eccetera). Il popolo ha tratto grande esperienza dal decennio precedente e dalla posizione di tutti i governi, ed è quindi in grado di evitare le trappole e le false dicotomie imposte dal governo di ND, da SYRIZA, dal nuovo strumento della socialdemocrazia KINAL e dagli altri partiti, nel contesto della continua riforma del sistema politico borghese.
Combattiamo questa battaglia in modo che le lotte quotidiane sui vari fronti conducano a un rafforzamento del movimento sindacale di classe e a una partecipazione di massa ai sindacati e alle organizzazioni dei lavoratori autonomi, dei professionisti, degli agricoltori, del movimento radicale delle donne, degli studenti e degli scolari. Per rafforzare l'azione comune, l'Alleanza Sociale, in senso anticapitalista e antimonopolista, per la lotta contro le organizzazioni imperialiste, per aprire la strada alla lotta per il rovesciamento della barbarie capitalista.
Proprio per queste ragioni, oggi più che mai, è necessario rafforzare la lotta al fianco del KKE.
Settembre 2020
Comitato Centrale del KKE
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare